LE LETETRE COUNFSE

QULACHE GIRONO FA, DICTEUVASMO SU QUSETO FATTO: SE SCAVIRIMO UNA FRASE, MAENNTENDO AL POSTO GISUTO LE PRIME DUE E LE ULITME DUE LETETRE DI OGNI PAORLA, E MENSOCLADO CANSAEULMTE LE ALTRE LEETTRE, LA FRASE È PETRMTEAENFTE LEIGIBGLE.

QULUCANO NON CI CRDEEVA, E COME DAGRLI TORTO? IN EFTFETI ANCHE A ME SEBARMVA IMBIIOSSPLE.

ERA QUNIDI GISUTO FARE LA PROVA: SE SEI ARIAVRTO A LEEGGRE FIN QUI, VUOL DIRE CHE AVEVO RAIOGNE.

Accometaggio

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Oggi la missione Rosetta arriva sul suo bersaglio, la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko: quindi oggi c’è l’accometaggio. Sì, se sulla Terra si atterra, se sulla Luna si alluna, se su Marte si ammarta, allora su una cometa si deve accometare.

Il viaggio è durato dieci anni, per un percorso di oltre 6 miliardi di kilometri; al momento Rosetta si trova “solo” a mezzo miliardo di kilometri da Terra, il che ci fa capire che non è stato proprio un percorso rettilineo.

A differenza dei casi precedenti, una cometa ha una gravità trascurabile, quindi non si può pensare di cadere con stile su di essa. Bisogna avvicinarsi lentamente, ma la cometa e la sonda sono entrambe velocissime: “lentamente” significa che occorre inseguire la cometa ad una velocità di poco superiore, fino a raggiungerla. Una volta raggiunta, bisogna arpionarla, come si farebbe con una balena, stando attenti che il rinculo causato dagli arpioni non mandi tutto a monte. Poi ancorarsi con trapani e tasselli. Il tutto in maniera automatica, perché i segnali radio impiegano mezz’ora ad arrivare sulla Terra, quindi non c’è modo di controllare alcunché: accadrà quello che deve accadere, e mezz’ora dopo lo sapremo.

Per chi vuole capire qualcosa in più, questo articolo di Emanuele Menietti su Il Post dice tutto quello che c’è da sapere, spiegato bene e con parole semplici.

Qui metto un bel filmato, in inglese (ma se volete ci sono i sottotitoli in tedesco)


L’accometaggio è previsto per oggi pomeriggio verso le 16. Se volete seguirlo in diretta — cioè, come si diceva poco sopra, la registrata di mezz’ora — potete seguire questo link, oppure sintonizzarvi su RaiScuola sul canale 146 del digitale terrestre.

Come nasce un’isola

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Si dice talvolta che un vulcano può generare un’isola. Il che è certamente vero, ma a me sembra sempre molto strano: sono abituato a considerare che la terra sotto ai miei piedi sia qualcosa di estremamente stabile e duraturo. Per restare vicino a noi, quando parlo dell’Isola Ferdinandea mi sembra di raccontare un romanzo di Jules Verne; così come quando faccio ipotesi su cosa potrebbe diventare il vulcano Marsili.

Nel silenzio generale, rotto da un meritorio articolo de Il Post, sta accadendo proprio questo. L’isola di Nishinoshima, in Giappone, quando sono nato io non esisteva. È sbucata dall’oceano una quarantina d’anni fa e se ne è stata lì buona buona fino all’inverno scorso, quando una sua “gemella” ha cominciato a spuntare fuori e nel giro di pochi mesi ha inglobato l’isoletta preesistente.

Cliccate sulla foto per raggiungere l’articolo, e godetevi l’impressionante sequenza fotografica!

Poesia pigreca

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La poesia pigreca è una tecnica che ha lo scopo di fornire metodi mnemonici per la memorizzazione di \pi, o meglio di una sua approssimazione. Il metodo è semplice: contando il numero di lettere delle parole che compongono la poesia, si devono ottenere le cifre di \pi. Ad esempio, con la semplice frase “Vai a Roma e torna vincitore” possiamo risalire all’approssimazione 3,14159, che è molto più precisa di quanto serve per la maggior parte delle applicazioni pratiche.

In verità, la poesia pigreca è una vera e propria forma d’arte. Per questo motivo ha senso cercare molto più di sei parole, tentando al tempo stesso di dare una forma sensata e addirittura piacevole a ciò che si scrive, anche se è molto difficile giungere a vere e proprie poesie. Se volete cimentarvi nell’impresa, queste sono le prime 60 cifre:

3,14159265358979323846264338327950288419716939937510582097494

Noterete che il primo zero si trova in trentatreesima posizione: se arrivate fino a quel punto, sappiate che per indicare lo zero ci vuole una parola di dieci lettere.

Ho sfidato i miei alunni, e ho ottenuto alcuni tentativi interessanti, tutti con 19 parole. Ve li propongo, chiedendovi di votarne una nel sondaggio sottostante.

Poesia Alfa

Sai è sera
è calda primavera
il tepore
prime ore
calda transigo primavera
tiepide cartoline
tra le mie piantine

Poesia Beta

Tra i meli i gatti miagolavo
si lavano
prati dai fiori colorati sbocciano lacrime profumate
con le tre farfalle.

Poesia Gamma

Tra l’erba d’erice profumava il giglio viola.
Tra fiori opulenti
danzavano colibrì varipinti
con le ali vibranti.

Poesia Delta

Tra i mari e acque brillanti
io ammiro
ferma tra cieli sognanti
abbandono pensier terribili
tra il mio ghiaccio.

Qual è la vostra preferita?

Aggiornamento (2014-03-19): Il sondaggio si chiude con la vittoria a grande maggioranza della poesia “Gamma”. Dieci punti bonus al buon Zavorra.

Sullo strano lavoro della signorina Cyrus

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Ho letto con una certa curiosità che gli odierni adolescenti sono ripartiti essenzialmente in due partiti: i Beliebers contro i Directioners. Quelli che non si riconoscono in nessuno dei due gruppi apparterrebbero automaticamente al partito degli haters. Un rapido sondaggio mi ha convinto che — come quasi sempre accade — i giornalisti hanno torto, presi dalla fretta e dall’ignoranza di ciò che scrivono. Ammesso che abbia senso la ripartizione di cui sopra, la grande maggioranza dei miei alunni sono semplicemente dei don’t carers.

Al contrario, sono stato testimone di un’accesa discussione tra due alunne, diversamente sostenitrici delle due opposte carriere di una certa signorina Miley Cyrus. Mi sono opportunamente informato, ed ho scoperto un mondo a me ignoto, ma certamente notissimo ai miei giovani lettori.

Poi ho trovato questo video, che ricorda a tutti una verità semplice. Siete in quell’età in cui è necessario — oltre che giusto — domandarsi: «Cosa farò da grande?». Le risposte sono molte, ed è molto difficile distinguere quelle giuste; al proposito però mi permetto di darvi un piccolo consiglio, valido per qualsiasi lavoro vi capiterà di fare. Se vi chiederanno di farlo in mutande, probabilmente non è un lavoro serio.

Cosa farò da grande?

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Avevo tenuto da parte un paio di articoli sulla scelta della scuola superiore, tratti da Libertà di educazione, che è una rivista per insegnanti.

Non ci ho pensato subito, ma non c’è motivo che io li tenga per me, anche se forse, per il tipo di linguaggio, sono più indicati per i genitori che per gli alunni. Magari potrebbero essere lo spunto per un dialogo in famiglia.

Per chi vuole, basta cliccare sui titoli:

Cosa farò da grande? (di Diego Sempio)

Un salto nel buio? (di Franco Camisasca)

Buon lavoro!

Due cosine su Curiosity

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Notando che molti di voi si sono persi l’avventura di Curiosity, segnalo solo alcuni filmati per regalarvi un po’ dell’emozione che ho provato io.

Per cominciare, un breve cartone animato che dà un’idea del viaggio, e del perché per andare su Marte non si debba lanciare il razzo “verso” Marte. È in inglese, come gli altri filmati, ma potete attivare i sottotitoli cliccando sull’apposita icona in basso. Lo so, anche i sottotitoli sono in inglese: non vorrete mica dirmi che avete problemi con l’inglese, vero?

Il secondo filmato spiega come si può far ammartare — sulla Terra si atterra, sulla Luna si alluna, su Marte si ammarta — un oggetto come Curiosity, che ha la stazza di una grossa automobile. La NASA ha chiamato questa procedura “i sette minuti di terrore”. Questo guardatevelo sullo schermo grande, possibilmente in HD:

Infine, un filmato che spiega in modo semplice come è andata a finire, e perché vi siete persi qualcosa di importante:

Per seguire in tempo quasi reale il lavoro di Curiosity, c’è l’apposito sito della NASA. Se siete appassionati di Facebook, cercate “NASA’s Curiosity Mars Rover”.