Ormai lo sapete tutti, perché le voci in paese circolano velocemente. Ora, per chi ha un po’ di pazienza, vorrei provare a motivare la mia scelta.
Nella mia carriera ho da sempre cercato di preparare istruzioni per una vacanza “attiva”, a volte piuttosto dettagliate. Negli ultimi anni ero arrivato a quella che si avviava a diventare una formula definitiva, o quasi: lo dico con un certo pudore, perché mi piace cambiare qualcosa tutti gli anni, e credo anche che sia giusto farlo.
Ad essere onesto, non funzionava.
Accadeva che gli allievi migliori — i più motivati, i più puntigliosi, i più controllati, i più coscienziosi, i più professionali, chiamateli pure come volete voi — seguivano le istruzioni in maniera puntuale; invece gli altri — quelli che ne avrebbero avuto maggiormente bisogno — lavoravano comunque poco e male, e talvolta quel poco era frettolosamente copiato negli ultimi giorni di vacanza. Dopo due settimane di scuola capitava sempre che alcuni fossero già in difficoltà.
Prevengo un’obiezione, che molti mi fanno a questo punto: la situazione potrebbe migliorare punendo gli alunni che non fanno i compiti. Come se questi alunni prendessero poi dei buoni voti, e ci fosse il problema che non li hanno meritati; il punto è invece che questi alunni sanno poco o niente, che non mancano le occasioni di dar loro pessimi voti, e non c’è nessuna utilità in una loro ulteriore umiliazione.
La tendenza a dare istruzioni per l’estate era in una certa contraddizione con ciò che ho sempre detto e pensato: le vacanze sono il momento della libertà, quindi il momento più nobile e decisivo dell’anno, quello in cui possiamo dimostrare a noi stessi e al mondo di che pasta siamo fatti veramente. Per questo mi si stringe il cuore notando che molti usano la scusa delle vacanze per scollegare il cervello.
Vedevo la contraddizione, ma cedevo alle richieste di molti — studenti e genitori — che erano in difficoltà con una gestione libera del proprio tempo: avere una ricetta da seguire è molto più semplice, oltre ad essere meno rischioso. Quindi alla fine anch’io facevo il compito, producendo la mia “lista” annuale.
Mentre — come ogni anno — ripensavo a queste cose, ha cominciato a girare in Rete una lista di compiti decisamente inconsueta. Intendiamoci: liste del genere compaiono ogni anno, sono utilissime come esche “acchiappa-clic” e a volte c’è anche da dubitare della loro autenticità. In questo caso, però, la lista è stata per me l’occasione di mettere a tema la questione, in un contesto non lavorativo, ma semplicemente parlando da genitore con altri genitori. Ho dovuto constatare, con una certa sorpresa, che in molte famiglie si vive l’esperienza dei compiti delle vacanze in modo traumatico, come una sorta di violenza perpetrata ai danni degli alunni, e spesso anche dei genitori. Questo è il contrario della libertà, ma è anche il contrario della cultura e dell’apprendimento.
In conclusione, quest’anno ho deciso di scommettere sulla vostra libertà. Qualcuno dirà che non siete all’altezza, che siete ancora troppo piccoli: sono gli stessi che tra pochi anni si lamenteranno del fatto che non crescete mai. Non vi do liste, e tantomeno vi chiedo di seguire la lista di cui abbiamo parlato prima, che è pensata per particolari alunni di un particolare liceo e con la quale sono in disaccordo su diversi punti, in primis per il fatto che è scritta in Comic-Sans. La mia speranza è semplicemente che qualcuno di voi, mentre fa una meritata siesta su un prato, si lasci rubare l’attenzione da un ragno che tesse la sua tela e rimanga una mezz’ora ad osservarlo; magari gli verrà voglia di documentare il fatto con qualche foto, disegno, o parola scritta. E magari a settembre gli verrà voglia di raccontarlo a tutti. Spero viceversa che nessuno stampi la voce Aracnidi di Wikipedia nell’ultima sera utile, senza neanche leggerla.
Vi lascio un grande potere ma, come ci siamo ripetuti spesso, da un grande potere derivano grandi responsabilità. A settembre vedremo se, come e perché il nuovo sistema avrà funzionato o meno: il metodo scientifico serve anche a questo. Per esempio, Dan Meyer è uno dei miei insegnanti preferiti: una volta non dava compiti per casa, ma poi ha cambiato idea. Io faccio il contrario: in un caso o nell’altro, non c’è niente di male a cambiare idea. Magari entrambi la cambieremo di nuovo.
Buone vacanze a voi e alle vostre famiglie. I commenti sono liberi, quelli motivati sono graditi. Come sempre, sono a vostra disposizione: avete sempre il mio indirizzo email, vero?
P.S.: le voci circolano, quindi non è improbabile che qualche alunno della futura prima legga queste pagine. A loro — e ai loro genitori — suggerisco di leggere questo articolo, tratto da Pensare in matematica, il blog che considero uno dei miei più autorevoli punti di riferimento.
P.P.S.: La foto — presa dal sito de La Stampa — mostra un giovane allievo per il quale questo articolo è totalmente inutile.